L’associazione promossa dall’ex vice sindaco, Maurizio Bocchino, ha impugnato al TAR la delibera del Commissario Straordinario nominato dal Prefetto
3 febbraio 2024
“La volontà politica che ha sollecitato l’impugnativa innanzi al Tar Campania da parte mia e soprattutto dei soci fondatori della associazione culturale “Uniti per San Giorgio del Sannio” della Deliberazione n.5 del 5.12.23 del Commissario Straordinario, con la quale è stata assunta la decisione di approvare lo Statuto della società mista “Sannio Acque srl”, è indirizzata ad intraprendere la tutela per vie di fatto di un bene comune fondamentale quale è l’acqua ed in prosieguo il principio di legalità che deve reggere il vivere civile della nostra comunità.
Impegno che non deve fermarsi alle parole ed agli slogan ma deve essere testimoniato da opere concrete.
Resta inteso che l’azione giudiziaria è stata promossa senza la presunzione di volere assumere una assoluta verità ma al fine di stimolare il dibattito politico su temi concreti.
Il deliberato del Commissario Straordinario resta comunque improvvido poiché prima di tutto sembrerebbe essere atto politico estraneo alle sue specifiche funzioni e soprattutto in assenza del preventivo vaglio della comunità che per legge avrebbe avuto il diritto a disporre di un bene pubblico.
A tanto si aggiunga che il deliberato appare palesemente in contrasto con i principi di legge che dovrebbero essere applicati quali una effettiva valutazione della convenienza economica e della sostenibilità finanziaria.
A maggiore ragione se si considera che la Corte dei Conti in casi analoghi aveva già a raccomandare il rispetto dei princìpi di efficienza, di efficacia e di economicità dell’azione amministrativa mentre l’atto sembra appiattito sulle deliberazioni dell’Ente Idrico Campano con assoluto difetto di motivazione anche in merito alla effettiva convenienza economica dell’investimento dei fondi pubblici e pertanto impegnati per conto della intera collettività.
L’iniziativa mira a sollecitare l’effettiva preventiva consultazione pubblica.
La scelta politica avrebbe dovuto adeguatamente motivare la ricerca di un modello di gestione in cui avrebbe dovuto trovare adeguata sintesi l’efficienza del servizio e la garanzia degli utenti che sono titolari di un diritto fondamentale.
Di questo nella delibera impugnata non vi è traccia in contrasto anche con il volere democratico e la ratio del referendum popolare del 12 e 13 giugno 2011″.
Maurizio Bocchino