Clemente Mastella

Sandra Lonardo, la “malagiustizia” e la candidatura a perdere

I Mastella continuano a dichiararsi vittime di aggressioni giudiziarie ma da sette anni non sono sfiorati da indagini

Benevento, 25 aprile 2024  

Sandra Mastella (foto di Anteprima24) ha ufficializzato la sua candidatura alle elezioni europee con un post su Facebook, subito evidenziato da Il Mattino che già aveva dedicato al lieto evento un articolo tre giorni fa.

La first lady, sonoramente sconfitta alle politiche del 2022 quando si era candidata con Noi di Centro-Europeisti come Alessandrina Lonardo in Mastella, stavolta ha rinunciato al suo cognome e pure al simbolo del partito.

Si presenta, grazie ad un accordo con Matteo Renzi, sotto le insegne “Stati Uniti D’Europa” (sei partiti uniti solo per tentare disperatamente di superare la soglia del 4%) solo con il cognome del marito, il leader di Noi di Centro che due anni fa prometteva di fondare la Margherita 2.0 e che invece è costretto ad arroccarsi a palazzo Mosti con la speranza di arginare la emorragia di consensi grazie alla carica di sindaco.

Clemente Mastella sa che la moglie non sarà eletta, i numeri non lo consentono, ma quella candidatura è un atto dovuto per rimanere in campo e far credere ai dubbiosi sostenitori che il sacrificio della consorte potrebbe servire per confermare la sua ridicola “teoria del viandante” che alle politiche ha fatto cilecca ma potrebbe funzionare  per le prossime elezioni regionali.

Destinata alla sconfitta, Sandra cerca di caratterizzare la sua campagna elettorale utilizzando la dichiarazione di Matteo Renzi che la presenta come “vittima di aggressioni giudiziarie e di malagiustizia”.

Il “rottamatore” dei vecchi politici, adesso “riesumatore” di Mastella e Cuffaro, si riferisce alle accuse mosse nel 2008 dai magistrati di Santa Maria Capua Vetere al sistema Udeur per la gestione spregiudicata, con pressioni e minacce, di incarichi pubblici e posti di lavoro.

 I fatti evidenziati negli atti di accusa furono confermati dal tribunale nel 2017 ma i magistrati, pur evidenziando la loro gravità, non accertarono reati a carico di Mastella, la moglie e gli altri imputati. 

Fu una sentenza scandalosa, un esempio di “malagiustizia”, di cui ovviamente la Lonardo non si lamenta, che ha dimostrato le contraddizioni di questo sistema giudiziario, incapace di contrastare veramente la “corruzione politica”.

Ma quel processo non fu la sola disavventura a lieto fine di Sandra Mastella.

Nel 2011 fu rinviata a giudizio a Benevento per “corruzione” per un contributo chiesto a Maurizio Zamparini che lamentava ostacoli politici alla apertura di un Centro Commerciale.

Fu proprio l’imprenditore a ricordare nel corso di una Conferenza Stampa del 13 maggio 2011 (guarda il video) che nel 2006, quando il Comune gli contestò gravi violazioni edilizie ed urbanistiche, “sono andato dalla signora Mastella a dire, guarda  il vostro sindaco è impazzito, vedete un momentino il motivo per cui dice che non possiamo aprire e mi chiese, come tutti i politici, guardi noi abbiamo una ONLUS per aiutare i poveri di Benevento, la signora aveva una ONLUS, mi fa una offerta per la ONLUS ? , e io ho fatto una offerta ufficiale con bonifico di 50.000 euro alla ONLUS”.

Il Pubblico Ministero che aveva formulato le accuse per la incredibile vicenda di quell’Ipermercato, aperto nonostante gravi violazioni urbanistiche, fu trasferito prima dell’inizio del processo a causa della denuncia di Clemente Mastella, allora ministro della Giustizia, per presunta “inimicizia familiare”.

Anche il processo Zamparini si concluse con l’assoluzione di quasi tutti gli imputati e Sandra Lonardo, accusata di corruzione, fu considerata innocente perché i magistrati giudicanti non trovarono alcuna relazione tra il bonifico di 50.000 euro, effettivamente versato alla onlus “Iside Nova” (che organizzava feste ma non si occupava di assistenza ai poveri) e le decisioni del Comune che aveva concesso le autorizzazioni per l’apertura del Centro Commerciale, prima negate.  

Le vicende politico-amministrative dell’Ipermercato Zamparini (oggi Centro Commerciale “i Sanniti”) non si sono ancora concluse perché l’amministrazione Mastella non si decide ad acquisire la strada, gli oneri concessori e il Parco (3 milioni di euro) che le società subentrate a Zamparini sono tenute a cedere gratuitamente, come confermato anche recentemente da alcune sentenze.

Si è conclusa, invece, la parte giudiziaria di quella storia e anche le indagini sul magistrato denunciato da Mastella, sono state archiviate perché le accuse erano pura invenzione.

E’ rimasta però nel Tribunale, nei palazzi del potere e in città la consapevolezza: “chi tocca i fili muore”.

Sarà anche per questo che a Benevento la lotta al malaffare dei politici e dei colletti bianchi è ancora molto lenta ed incerta.  

Gabriele Corona, movimento “Altra Benevento è possibile”

Appello al Prefetto: palazzo Mosti non può essere il comitato elettorale di Sandra Mastella.

Nella sede del Comune di Benevento, il sindaco ha incontrato i rappresentanti di vari enti e società pubbliche per raccomandare sostegno elettorale alla consorte candidata alle Europee

Il Movimento “Altra Benevento è possibile” ha scritto al Prefetto per segnalare il grave episodio e per chiedere che siano “sanzionati adeguatamente tali inqualificabili comportamenti che minano ulteriormente la credibilità delle istituzioni democratiche”

Benevento, 12 aprile 2024  

Al dott. Carlo Torlontano – Prefetto di Benevento

Egregio Prefetto,

segnalo ed allego l’articolo pubblicato ieri, giovedì 11 aprile 2024, a pag. 4 de Il Sannio Quotidiano con il titolo “Noi di Centro rinserra la fila. Mastella ai suoi: l’elezione di Sandra non è impossibile.  Il sindaco fiducioso sul risultato della lista Stati Uniti d’Europa” relativo al un “summit” politico-elettorale per le prossime elezioni al Palamento Europeo, che pare si sia tenuto a palazzo Mosti, sede del Comune di Benevento.

Il giornalista scrive Manca un mese alla presentazione delle liste, ma Clemente Mastella è già in piena campagna elettorale per l’appuntamento dell’8 e 9 giugno: in pista, è arcinoto, c’è la consorte Sandra Lonardo. Che, a differenza del 2022 alle Politiche, per un seggio è in piena corsa. “E’ sicuramente contendibile”, ha assicurato il sindaco di Benevento che, dopo aver riunito assessori e consiglieri a margine del consiglio di lunedì, ha fatto altrettanto convocando i colonnelli (per la verità, c’era pure qualche caporale ndr.). Scontato l’obiettivo, invitarli alla mobilitazione, sollecitarne l’impegno, indurli a metabolizzare il convincimento che la discesa in campo di Sandra va interpretata come una battaglia di tutti, propria di ciascuno di loro, in quanto in ballo c’è il destino politico dell’intero pattuglione di persone che oggi si ritrovano sotto le insegne di Noi di centro”.

Dall’articolo si apprende che alla riunione erano presenti alcuni assessori e consiglieri comunali insieme a Carmine Agostinelli e Raffaele Del Vecchio che coordineranno le iniziative elettorali di “Noi di Centro” ed “Essere democratici”, movimenti da tempo politicamente associati, ma c’erano anche Nino Lombardi, presidente della Provincia; Giovanni Mastrocinque, presidente di ASEA, società della Provincia per la gestione della Diga di Campolattaro; Pompilio Forgione, Coordinatore del Consiglio di Distretto dell’Ente Idrico Campano; Domenico Russo, presidente della GE.SE.SA.; Domenico Vessichelli, presidente del Consorzio ASI; Domenico Mauro, amministratore delegato della SAMTE.

Siamo francamente basiti: diversi rappresentanti istituzioni e amministratori di società pubbliche hanno partecipato ad un incontro nella sede del Comune di Benevento ma non hanno discusso di temi che attengono alla loro funzione amministrativa (difesa del territorio, servizio idrico, sviluppo sostenibile, occupazione giovanile, valorizzazione dei beni culturali, ecc); hanno invece cominciato ad organizzare la campagna elettorale a favore della signora Sandra Lonardo in Mastella candidata al Parlamento Europeo per “Noi di Centro”.

Si tratta di un episodio molto grave e purtroppo non isolato e perciò chiediamo il suo autorevole intervento affinchè, verificata la attendibilità della notizia, possano essere sanzionati adeguatamente tali inqualificabili comportamenti che minano ulteriormente la credibilità delle istituzioni democratiche.

Grazie per l’attenzione.  

Gabriele Corona, coordinatore del movimento politico “Altra Benevento è possibile”

Nella foto di TV7, Clemente Mastella a palazzo Mosti con il Ministro degli Interni, Matteo Piantedosi

Le tante stranezze del progetto Malies-Orsoline da € 14,4 milioni

La Commissione di gara di appalto ha attribuito punteggi clamorosamente diversi ai concorrenti per la qualità tecnica delle proposte

Post 12 aprile 2024

Si è conclusa dopo tre mesi la gara per l’aggiudicazione della progettazione esecutiva e la esecuzione dei lavori per la ristrutturazione del Malies, l’ex mercato dei commestibili, e l’attiguo stabile ex Orsoline di via Gaetano Rummo.

Tutta la lunga fase per stabilire la destinazione d’uso delle due aree e degli edifici è stata caratterizzata da molte stranezze, veramente non usuali.

Per il Malies era stato concesso dalla Regione nel 2018 un finanziamento di un milione di euro per la ristrutturazione che in breve tempo avrebbe dovuto consentire di “restituire il mercato alla città” come più volte annunciato dal sindaco Clemente Mastella e dall’assessore Mario Pasquariello.

Ma nonostante l’appalto assegnato ad una ditta casertana, il pagamento dell’acconto e la installazione del cantiere, quei lavori non sono stati mai realizzati.

Nello stabile ex Orsoline si sarebbe dovuto realizzare un Ostello a spese di una piccola società privata beneventana che aveva un capitale sociale di 40 mila euro (pignorati) ma prometteva di investire in città sei milioni di euro.

Anche quella proposta, accolta con soddisfazione dall’amministrazione Mastella nel 2016, servì per acquisire punti e finanziamenti ministeriali destinati al Piano Periferie, ma di Ostello ex Orsoline non si è più parlato.

Nel 2019 quello stabile fu assegnato dal Comune all’Università del Sannio che dopo aver speso un po’ di soldi per lavori rinunciò ad utilizzarlo.

Sono storie assurde, paradossali, inquietanti ed emblematiche delle stranezze che ruotano a Benevento intorno agli appalti per opere pubbliche, sulle quali torneremo.

L’ultimo progetto presentato nel 2021 dal Comune di Benevento riguarda di nuovo l’utilizzazione del Malies come mercato dei prodotti a km 0 e l’edificio ex Orsoline per incubatore d’imprese e residenze destinate soprattutto agli studenti universitari, finanziato con 14 milioni e 400.000 euro da tre ministeri.    

A dicembre 2023 è stata bandita la gara per la progettazione esecutiva e la esecuzione dei lavori che si è conclusa l’8 aprile con l’aggiudicazione alla ATI (Associazione Temporanea di Impresa) costituita CONPAT scarl e dalla I.CO.GE. srl.

Ambedue le società hanno sede a Roma ma al Consorzio CONPAT aderiscono alcune società beneventane tra le quali Costruzioni Generali Izzo, partecipata anche da Antonio Izzo, ex sindaco di Montesarchio.

La Commissione di gara, composta dall’arch. Antonio Iadicicco, dirigente LLPP, l’arch. Antonella Moretti, dirigente Urbanistica e l’ing. Giovanbattista Iorio, tecnico comunale, l’8 aprile con il verbale n.8, ha assegnato alla proposta CONPAT – I.CO.GE. 92,806 punti, un giudiuzio eccellente.

Il secondo classificato, l’ATI capeggiata da Barone Costruzioni, ha ottenuto solo 77,631 punti, poco meno il Consorzio Jonico, il Consorzio Stabile Medil e gli altri cinque concorrenti.

Ma in verità la partita per l’assegnazione dell’appalto si era già chiusa il 29 marzo quando la Commissione aveva assegnato a CONPAT – I.CO.GE. per la proposta tecnica presentata da un gruppo di tecnici non indicati nei verbali, 76,90 punti (il massimo consentito per 9 voci su 13). Invece il diretto concorrente, l’ATI di Barone Costruzioni aveva ricevuto solo 58,13 punti per la proposta presentata dal gruppo di tecnici capeggiati dal prof. Vincenzo Rosiello.

Chiaramente la ATI Barone non avrebbe potuto superare tale divario (quasi 19 punti) neppure con una offerta economica bassissima.  Infatti, il ribasso del 15,77 % rispetto al 7,65% offerto da Consat ha consentito all’ATI Barone di recuperare solo 4 punti.

Come mai una valutazione tanto diversa sulla qualità del progetto esecutivo che non si poteva discostare da quello preliminare posto a base di gara?

Dai verbali non si evince e quindi chiediamo al presidente della Commissione di gara, Antonio Iadicicco, di dare qualche spiegazione perché gli appalti sono materia delicata, come dimostrano anche le recenti notizie di cronaca giudiziaria in Italia, e quindi è necessaria la massima chiarezza.

Gabriele Corona, movimento “Altra Benevento è possibile”

Acrobazie della Regione Campania: alla Sannio Acque srl deve aderire l’EIC in rappresentanza dei Comuni

Il frastornato Pompilio Forgione e i “signori dell’acqua” del Consiglio di Distretto Sannita dell’Ente Idrico Campano approveranno altre delibere sbagliate

Post 9 aprile 2024

E’ un colossale pasticcio quello prodotto finora dall’Ente Idrico Campano per la costituzione di Sannio Acque srl, la società mista pubblico-privata che dovrebbe gestire il servizio idrico integrato (fornitura di acqua e depurazione) in tutta la provincia di Benevento.

Gli atti finora prodotti per imporre ai Comuni l’adesione alla società sono stati impugnati dinanzi al TAR dal Comune di Baselice e intanto censurati dalla Corte dei Conti e quindi la Regione Campania non ha potuto bandire da gara per individuare il soggetto privato che dovrebbe partecipare con il 45% del capitale ma con ampi poteri di gestione che di fatto vanificano il controllo pubblico maggioritario.

Lo spiega in una nota del 3 aprile il Direttore del Ciclo Integrato delle Acque della Regione, Antonello Barretta, il quale annuncia al Comune di Benevento che lo Statuto deve essere rifatto e approvato dal Consiglio di Distretto Sannita.

Barretta poi si avventura in una contorta interpretazione della Sentenza del Consiglio di Stato n. 7476/2021 che, secondo lui, avrebbe stabilito che i Comuni devono aderire obbligatoriamente alla società e quindi sarebbero inutili le delibere dei vari Consigli Comunali.

In realtà la sentenza citata non si riferisce alla adesione diretta dei comuni alle società a capitale misto pubblico-privato ma Barretta tenta disperatamente di aggirare i consigli comunali che dopo le delibere approvate su richiesta del coordinatore di distretto Sannita EIC, Pompilio Forgione, censurate dalla Corte dei Conti, non vogliono più approvare ulteriori atti.

E allora, chi dovrà sottoscrivere le quote pubbliche fino al 55% del capitale sociale di Sannio Acque srl ?

Nella lettera della Direzione Ciclo delle Acque della Regione si legge: “in materia di gestione del Servizio Idrico Integrato la norma di cui all’art. 5, comma 3 del D.Lgs 175/2016 deve essere interpretata nel senso di ricondurre le relative prescrizioni in capo all’ente di governo d’ambito che dovrà trasmettere l’atto deliberativo di assunzioni di partecipazioni o di costituzione della nuova società alla competente Sezione della Corte”.

Quindi, pare proprio che secondo la Regione, debba essere il Consiglio di Distretto Sannita a deliberare l’adesione alla società Sannio Acque in rappresentanza dei singoli comuni del Sannio.

E’ l’ennesima clamoroso colpo di scena dell’iter che secondo l’EIC e il sindaco di Benevento, Clemente Mastella, avrebbe dovuto condurre nel 2023 a costituire il nuovo gestore idrico della provincia di Benevento e che invece si è impantanato.

Vedremo prossimamente quale delibera proporrà il frastornato Pompilio Forgione ai 30 “signori delle acque” cioè i componenti del Consiglio del Distretto Sannita.

Gabriele Corona, movimento “Altra Benevento è possibile”


“Un governo democratico della città considera gli interessi di tutti”

Un nuovo commento dell’avv. Gino De Pietro sulla recente immotivata chiusura di tutte le scuole di Benevento

Post 8 aprile 2024

In merito alla recente sospensione della fornitura idrica alla parte alta della città, il sindaco di Benevento, Clemente Mastella ha dichiarato alla stampa di aver chiesto alla Regione Campania di non effettuare durante il fine settimana i lavori di riparazione dell’acquedotto del Biferno per non danneggiare i ristoratori.

Con una ordinanza del 24 marzo Mastella aveva disposto per i giorni 5 e 6 aprile la chiusura delle scuole della parte alta della città ma poi con una nuova ordinanza “contingibile ed urgente” del 4 aprile ha chiuso anche le scuole della parte bassa della città con motivazioni stravaganti.

Dopo le critiche di Altra Benevento e il primo comunicato dell’avv. Gino De Pietro, l’ex Ministro della Giustizia ha dichiarato a Il Mattino che lo ha fatto su richiesta di una studentessa.

Sabato scorso Mastella ha inviato alla stampa un comunicato trionfante perchè sono durati meno del previsto i lavori all’acquedotto regionale necessari per consentire la costruzione dell’Alta Velocità Ferroviaria (ma non erano lavori del Comune) e per ricordare che la nuova linea ferroviaria consentirà di giungere a Roma in meno tempo.

Oggi l’avv. Gino De Pietro ci ha fatto giungere un nuovo commento che pubblichiamo integralmente.

Dalle dichiarazioni del sindaco di Benevento pubblicate nei giorni scorsi dalla stampa locale, compresa quella parte che, con un impareggiabile senso del giornalismo, ha omesso di dare notizia delle ragioni per cui il sindaco rilasciava le dichiarazioni, è emerso che:

  • si deve al sindaco il fatto che i lavori relativi alla condotta idrica siano stati anticipati dal fine settimana al giovedì pomeriggio per cui la chiusura delle scuole e degli asili interessati dall’interruzione idrica per i giorni 5 a 6 aprile (venerdì e sabato) disposta il 25 marzo 2024 è stata determinata esclusivamente dalla sua scelta e non da fatti oggettivi;
  • si deve ad UNA studentessa abitante nel suo parco – e dobbiamo arguire assai simpatica a Mastella – se sono state chiuse, con provvedimento giunto nel tardo pomeriggio del giovedì, anche tutte le scuole e gli asili di Benevento non interessati dall’interruzione idrica, senza un adeguato preavviso, danneggiando studenti e famiglie;
  • non si deve al sindaco se i lavori si sono conclusi anzitempo ma alla solerzia degli addetti dell’azienda che li ha realizzati cui va un attestato di stima esteso agli operai che solertemente hanno operato;
  • si deve al sindaco di non aver riaperto le scuole per il sabato, pur essendosi acclarato che la fornitura sarebbe stata ripristinata;
  • non si deve al sindaco se i cittadini di Benevento impiegheranno meno tempo per recarsi in treno a Napoli, a Roma o a Bari. La favoletta della rana di Fedro esime da ogni ulteriore commento;
  • al sindaco sfugge – come cosa di scarsa importanza per lui – che il sabato sono aperte molte scuole, tra cui tutti gli istituti superiori;
  • al sindaco non sfugge mai l’interesse di alcune categorie di attività – ristoranti, bar e cantine;
  • al sindaco sfugge che lui non è il segretario dell’assoristoranti o della confederazione bar e cantine, ma il sindaco di un capoluogo di provincia, per cui deve comportarsi nell’interesse della comunità dei cittadini e non di una sola esigua parte di essi;
  • il sindaco ignora che nei capoluoghi di provincia hanno sede tutti gli istituti superiori (licei, istituti tecnici e professionali) e che questi fanno lezione anche di sabato;
  • il sindaco non considera mai gli interessi preminenti degli studenti, titolari del diritto allo studio costituzionalmente garantito e prevalente rispetto all’interesse di una sola, ristretta categoria di operatori commerciali;
  • il sindaco ignora gli interessi di tutte le altre categorie di cittadini diversi da ristoratori, bar e affini, che considera immeritevoli di ogni tutela;
  • il sindaco non dà ascolto neanche ai suoi stessi dirigenti!

E’ il caso che il sindaco prenda atto del fatto che il feudalesimo a Benevento è terminato molti secoli orsono e che un governo democratico della città implica la considerazione degli interessi di tutti i cittadini, in particolare dei giovani, titolari del fondamentale diritto allo studio, costituzionalmente garantito, e di tutte le categorie di imprenditori, professionisti e lavoratori.

La città attende da lui una solenne promessa: “Non lo faccio più”. Non si accontenterà di qualcosa di meno.

Gino De Pietro


A Benevento il Podestà chiude tutte le scuole su richiesta di UNA studentessa “saggia”

Mastella ha interrotto un pubblico servizio con motivazioni squilibrate e nessuna Autorità superiore interviene

Comunicato stampa del 6 aprile 2024

Il sindaco di Benevento, on. Mario Clemente Mastella, giovedì pomeriggio con una Ordinanza “contingibile ed urgente” ha chiuso improvvisamente tutte le scuole pubbliche e private della parte bassa della città creando gravi disagi a centinaia di famiglie.

Molti studenti che non hanno ricevuto in tempo notizia della disposizione sindacale, ieri sono andati a scuola normalmente ma hanno trovato l’edificio chiuso.

Che cosa è accaduto di tanto grave da convincere Mastella a modificare all’ultimo momento la sua precedente ordinanza con la quale aveva disposto la chiusura nei giorni 5 e 6 aprile solo delle scuole della parte alta che per la prevista interruzione del servizio idrico dal Biferno non avrebbero consentito il regolare funzionamento dei servizi igienici?

Perché chiudere “urgentemente” anche quelle dei rioni Ferrovia, Centro Storico e Libertà che hanno continuato a ricevere acqua normalmente dai pozzi di Pezzapiana, senza interruzioni?

Nella Ordinanza il sindaco fa solo riferimento alla necessità di garantire le condizioni minime di igiene e sanità pubblica su tutto il territorio, che la prevista interruzione idrica potrebbe compromettere” perché qualcuno gli aveva manifestato il disagio derivante da tale prolungato disservizio, connesso alla oggettiva impossibilità di svolgere, con la dovuta cura, le quotidiane azioni di igiene personale”.

Insomma, secondo il sindaco gli studenti che abitano nella parte alta della città con l’acqua raccolta a casa prima della interruzione idrica e con quella delle autobotti non avrebbero potuto lavarsi quanto basta per andare a scuola e ciò non avrebbe “garantito le condizioni minime di igiene e sanità pubblica”.

Quindi, gli studenti “poco lavati” avrebbero compromesso l’igiene della intera scuola, anche quelle frequentate in grande maggioranza da studenti della parte bassa “normalmente” lavati.

Sono davvero cose da pazzi!

Se questo fosse una motivazione sufficiente per interrompere un pubblico servizio, il sindaco avrebbe dovuto chiudere in casa tutti gli abitanti della parte alta, anch’essi poco lavati, che invece sono andati a lavoro normalmente, con il pericolo di compromettere “le condizioni minime di igiene e sanità pubblica su tutto il territorio”.

Possibile che in questa città Mastella può interrompere un pubblico servizio con motivazione tanto squilibrate?

Che ne dice il Prefetto? 

Quale “autorità” locale o funzionario pubblico ha proposto o consigliato quella Ordinanza ?

Oggi con una dichiarazione a il Mattino, l’ex ministro della Giustizia, spiega: “Sulla chiusura delle scuole ho avuto anche un litigio amichevole con i dirigenti comunali, perché sin da subito ho manifestato l’intenzione di chiuderle tutte ma poi mi sono lasciato convincere. Quando però ho incontrato una studentessa che mi ha detto, sindaco io abito dalle sue parti (Parco Edilville n.d.r.) e non avendo l’acqua a casa, come faccio ad andare a scuola, ho ritenuto opportuno chiuderle tutte. La saggezza di questa ragazza è stata fondamentale”.

E’ davvero incredibile che un sindaco, pubblico ufficiale, autorità sanitaria locale, possa decidere di chiudere le scuole all’ultimo momento creando disagio a centinaia di famiglie e negando il diritto allo studio di centinaia di studenti “normalmente lavati”, per evitare ad UNA studentessa “saggia” che non ha avuto l’accortezza di raccogliere acqua per lavarsi a sufficienza, di compromettere “le condizioni minime di igiene e sanità pubblica”.

Come ha ricordato ieri l’avv. Gino De Pietro con una nota alla stampa, a Pioltello (Milano) la chiusura di una sola scuola per un solo giorno ha creato una polemica politica in tutta Italia per una settimana, invece il sindaco Mastella chiude una decina di scuole con motivazioni strampalate e qui non succede nulla.

E’ Autonomia Differenziata anche quella che consente ad un sindaco, ex ministro della Giustizia, di amministrare come un Podestà, mentre gli amministratori di altre città del nord o del sud ancora devono dare conto del loro comportamento a qualche autorità superiore o a qualche magistrato.

Gabriele Corona, movimento “Altra Benevento è possibile”


Oggi i bambini della parte alta della città puzzano più dei loro genitori

Il sindaco Mastella ne ha combinata un’altra delle sue: ha chiuso tutte le scuole della città con motivazioni strampalate. Il commento di Gino De Pietro

Da tempo era annunciata per ieri e oggi la interruzione del servizio idrico alla parte alta di Benevento per lavori all’acquedotto che porta in città l’acqua del Biferno.

Di conseguenza il sindaco Mastella con una ordinanza del 25 marzo aveva disposto la chiusura solamente delle scuole dei quartieri che in questi due giorni non avrebbe avuto l’acqua con i connessi problemi di carattere ingienico sanitario.

Quindi sarebbero rimaste aperte le scuole dei rioni Ferrovia, Centro Storico, Libertà e contrade limitrofe perchè ricevono acqua dai pozzi di Pezzapiana, senza interruzione.

Ieri pomeriggio, però, Mastella si è smentito e con una Ordinanza pubblicata all’Albo Pretorio del Comune pochi minuti prima della interruzione idrica, ha imposto la chiusura di tutte le scuole della città, anche quelle della parte bassa non interessate alla sospensione del servizio idrico e che avrebbero garantito il regolare funzionamento dei servizi igienici.

Cosa è accaduto di tanto grave ed improvviso da giustificare una nuova Ordinanza per evitare la regolare attività didattica senza neppure consentire alle famiglie di organizzarsi in tempo?

In realtà non è accaduto nulla di grave!

Lo stesso Mastella, infatti nella sua ordinanza accenna a presunti problemi igienici per gli studenti che abitano nella parte alta della città e che, senza la regolare fornitura idrica, non avrebbero potuto lavarsi con cura.

Incredibile!

Secondo il sindaco le famiglie di viale Mellusi, viale Atlantici, Pacevecchia, Capodimonte e contrade limitrofe, pur sapendo da tempo che oggi sarrebe mancata l’acqua non si sono organizzate per garantire comunque ai propri figli di lavarsi almeno per evitare di puzzare al punto da non poter freqentare le lezioni con altri bambini?

Invece i genitori o i fratelli maggiori, senza lavarsi sono andati a lavoro con le ascelle puzzolenti negli uffici, in fabbrica, spalla a spalla con altri lavoratori, magari per svolgere attività (medici, infermieri, ecc) che impongono particolare cura igieico sanitaria?

Ovviamente gran parte degli studenti sono contenti per il giorno di “festa” regalato dal sindaco, ma non votano e quindi ci sarà poco ritorno elettorale.

Invece votano quei professori delle scuole della parte bassa della città che dimenticando il loro ruolo di educatori ringraziano il sindaco che gli ha consentito di rimanere a casa senza ragione.

Di seguito pubblichiamo un intervento dell’avv. Gino De Pietro a commento della Ordinanza di Mastella.

Oggi e domani nella città di Benevento, capoluogo di provincia della regione Campania, sono chiuse per ordine del sindaco di Benevento Mastella le scuole di ogni ordine e grado e gli asili pubblici e privati con ordinanza emessa nel tardo pomeriggio di ieri 4 aprile 2024.

Con ordinanza del 25 marzo 2024 erano state chiuse solo le scuole e gli asili interessati all’interruzione del servizio idrico a causa dei lavori sulla nuova linea ferroviaria A.V. Napoli Bari.

Senonchè il sindaco facendo riferimento, nella motivazione, al fatto che erano “pervenute molte istanze da parte dei cittadini, che vivono nei quartieri interessati dall’interruzione idrica, i quali hanno manifestato il disagio derivante da tale prolungato disservizio, connesso alla oggettiva impossibilità di svolgere, con la dovuta cura, le quotidiane azioni di igiene personale; tale disagio riguarda, in modo particolare, le famiglie numerose, con presenza di più figli in età scolare”, ritenuto di condividere queste non meglio specificate istanze e di salvaguardare l’igiene pubblica, ha chiuso tutte le scuole e gli asili della città anche non interessati dall’interruzione del servizio idrico.

Letta la ordinanza qui pubblicata, si osserva in merito che:
il momento in cui l’ordinanza è stata emessa, il pomeriggio inoltrato del giorno precedente alla chiusura delle scuole, è scelto per evitare ogni possibile opposizione o protesta preventiva all’esecuzione o anche qualche ricorso giudiziario e fa parte di un costume poco commendevole in un paese civile e democratico;

la chiusura delle scuole e degli asili non interessati dall’interruzione del servizio idrico è assolutamente ingiustificata e non risponde ad alcun criterio logico di valutazione dei fatti;

non risulta che ci sia stata alcuna pubblica protesta per la mancata chiusura delle scuole non interessate dall’interruzione idrica segno che i cittadini appaiono condividere il semplice ragionamento logico qui svolto a differenza del sindaco;

nella motivazione del provvedimento non è riportata alcuna specifica istanza per cui è necessario, anche da parte delle autorità competenti, procedere ai necessari accertamenti della effettività di tale assunzione;

non è dato capire quale sia l’igiene che il citato provvedimento sia destinato a salvaguardare, atteso che, certamente, e senza bisogno dei paternalistici consigli del prefato sindaco, ogni famiglia avrà provveduto a raccogliere in appositi contenitori l’acqua necessaria alle pulizie personali, allo scarico dei bagni e alla cucina, per cui i ragazzi si sarebbero certamente recati a scuola puliti e in ordine se solo il sindaco non avesse chiuso le scuole;

a seguire l’arzigogolo del sindaco allora oggi e domani tutti i lavoratori che abitano nelle zone interessate dall’interruzione idrica si sono recati e si recheranno a lavoro sporchi e in disordine senza che lo stesso abbia provveduto in merito;

in sintesi il sindaco, senza alcuna necessità, senza alcun rispetto del diritto allo studio, senza alcun effettivo bilanciamento degli interessi, tra cui quello costituzionalmente protetto del diritto allo studio, ha chiuso le scuole per due giorni danneggiando gli studenti, depauperati di due giornate di scuola, e le famiglie.

A Pioltello, per un giorno di scuola perso, in una sola scuola, “causa Ramadan” – poi si è scoperto che non si trattava altro che di uno dei giorni a discrezione dell’istituto – si è agitata l’Italia intera per una settimana e più, si spera che questa ennesima chiusura indebita delle scuole di Benevento da parte del sindaco Mastella non resti avvolta nel silenzio e venga adeguatamente messa in luce nella sua gravità.
Gino De Pietro


Promessa fabbrica dalla Lituania, non è stato neppure acquistato il suolo

Lady Mastella porta dolci in nord europa, torna con la solita promessa di assunzioni e spera nella resurrezione elettorale  

Comunicato stampa del 30 marzo 2024

E’ arrivata Pasqua e puntualmente ricompare la signora Sandra Lonardo in Mastella con i suoi famosi dolci gustati mentre ci propina la solita soap opera sulla sua eventuale candidatura elettorale, smentita, poi ipotizzata, quindi negata, ma infine confermata.

Quest’anno la lady ha addolcito i lituani con Colombe e liquori portati la settimana scorsa all’ ITALIAN FOOD & BEVERAGE FOR THE BALTICS 2024 di Vilnius, organizzato dal presidente della Camera di Commercio Italo-Lituana, Ugo Meucci, il quale è anche socio della Solitek la società che da tempo promette di aprire uno stabilimento industriale a Benevento.

La notizia della nuova fabbrica che dovrebbe produrre pannelli fotovoltaici e batterie di accumulo con un investimento di 48 milioni di euro, è stata data più volte dal sindaco Clemente Mastella, il quale da due anni sottolinea che i lituani dovrebbe assumere la bellezza di 327 beneventani.

Insomma, la solita promessa di occupazione annunciata con grande risalto grazie alla stampa amica, che immediatamente induce i giovani disoccupati a prendere contatti.

Ma anche in questo caso, dopo gli annunci e le speranze di occupazione, qualcosa non funziona.

La Solitek ha ricevuto a dicembre 2023 dal Commissario Straordinario della ZES Campania l’autorizzazione ad insediarsi nella zona industriale di Ponte Valentino nel lotto della ex Wierer, che produceva tegole, ma finora nulla si muove.

Il governo italiano ha già formalmente garantito alla Solitek anche un finanziamento PNRR di 31 milioni di euro e pertanto i lituani dovrebbe investire solo 17 milioni di euro per cominciare subito i lavori di ristrutturazione, adeguamento e ampliamento degli edifici, poi allestire la fabbrica, assumere il personale, fare la formazione, ricevere tutte le complesse autorizzazioni  ed avviare la produzione dei pannelli fotovoltaici e delle batterie di accumulo entro giugno 2026.

Tempi strettissimi ma la Solitek non ha ancora neppure chiesto le autorizzazioni edilizie per i lavori  perché non ha comprato, da una società di Montefusco, il suolo e i fabbricati ex Wierer per il costo pattuito di 4 milioni e 400 mila euro.

Il preliminare di febbraio 2023, prevedeva la firma dell’atto notarile per il trasferimento della proprietà a fine dicembre 2023 ma finora l’acquisto non è stato completato.

Perché tanto ritardo che potrebbe compromettere il finanziamento PNRR dello stato italiano?

Ci hanno ripensato i lituani?

Sono serviti a fugare i dubbi dei dirigenti della Solitek i dolci e i liquori della signora Sandra Mastella la quale tornata a Ceppaloni, ha comunicato a mezzo stampa che “Ho avuto assicurazioni dal Presidente che tutto sta procedendo per la realizzazione a Benevento della costruzione della filiale SOLITEK, quindi avremo questa grande azienda che darà un futuro a tanti nostri concittadini e concittadine”.

Capiremo presto se si tratta di investimenti finanziari concreti o di promesse elettorali grazie al PNRR.

Gabriele Corona, movimento “Altra Benevento è possibile

Abbattimento della scuola Torre, da aprile si smontano porte, finestre e impianti durante le lezioni

Nel progetto si attesta che nella scuola non c’è amianto ma il Comune sa ufficialmente che il  pericoloso minerale è presente nelle pluviali. Manca il Piano autorizzato dalla ASL per la loro rimozione entro maggio.  

Pubblicato il 27 marzo 2024  

Nonostante le numerose e gravi contraddizioni del progetto per l’abbattimento e la ricostruzione delle scuole Federico Torre e Nicola Sala, che comportano il serio rischio di perdere il finanziamento di 17 milioni di euro e che non sono state sanate dall’ultima variante approvata il 15 marzo, il Comune di Benevento insiste per il montaggio, dal prossimo 2 aprile, delle recinzioni intorno alla scuola Torre che diventa “cantiere” frequentato quotidianamente fino alla fine di maggio dai giovani studenti e dal personale scolastico.

Secondo il Cronoprogramma (Elaborato SC-04) approvato dalla Giunta Comunale, su proposta dell’assessore Mario Pasquariello, prima dell’Allestimento del Cantiere dovevano essere trasferite la Segreteria e la Presidenza  perché proprio i locali del Corpo C saranno i primi ad essere demoliti, insieme alla Palestra.

Invece le attività amministrative e di direzione scolastica si svolgono ancora nei locali della Torre.

Il Documento SC-07 – Piano delle demolizioni, allegato al progetto approvato dalla Giunta Comunale, chiarisce che prima della demolizione degli edifici della scuola media, si procederà con la fase di Strip out che è così descritta: “rimozione e raccolta di tutti i materiali provenienti dai fabbricati diversi dai ‘rifiuti misti di demolizione composti da cemento, laterizi, mattonelle e ceramiche’. Al termine della fase, l’edificio dovrà essere pronto per la demolizione meccanizzata, spogliato dai rivestimenti delle strutture (cartongesso, coibenti, infissi, inferriate e corrimano, guaine ed isolanti di copertura, eventuale impiantistica), dagli impianti, dai cavi elettrici, dagli infissi/porte/serramenti e dalla guaina di impermeabilizzazione della copertura. La rimozione sarà eseguita manualmente o con l’utilizzo di attrezzi manuali e/o elettrici o miniescavatori”.

Quindi, secondo il cronoprogramma approvato dall’amministrazione Mastella, gli operai entro metà maggio, mentre continuano le lezioni, dovranno rimuovere anche gli infissi, le ringhiere delle scale e gli impianti elettrici e di riscaldamento di tutte le aule.

Il sindaco Mastella non aveva assicurato che le lezioni sarebbero continuate regolarmente fino alla fine dell’anno scolastico?

Sempre nel mese di aprile comincerà la “Mappatura e caratterizzazione dei materiali pericolosi” perché “Ad oggi non sono presenti evidenze di materiali pericolosi negli edifici, MCA (Materiali Contenenti Amianto) e FAV (Fibre Artificiali Vetrose)” così si legge nell’elaborato SC-07

Questa attestazione è davvero incredibile perché il Comune di Benevento sa da luglio del 2019 che le pluviali (canali per gli scarichi di acqua piovana) contengono fibre di amianto.

Quindi, la loro rimozione che precede l’abbattimento degli edifici, dovrà essere effettuata da ditta specializzata con un piano approvato dalla ASL.

Anche questi lavori saranno effettuati mentre i bambini faranno lezione?  

Che dicono i consiglieri comunali, anche quelli di opposizione, impegnati a discutere quotidianamente nelle costosissime commissioni consiliari?

Gabriele Corona, movimentoAltra Benevento è possibile

Abbattere il mamozio davanti al Duomo, frutto della speculazione “culturale”

Venticinque anni fa con la delibera 170 fu stravolto il Piano Particolareggiato per costruire due edifici davanti al Duomo. I Giudici amministrativi hanno annullato le autorizzzaioni, ma l’amministrazione Mastella fa finta di non saperlo per favorire l’affare di un misterioso imprenditore.  

Comunicato stampa del 23 marzo 2024  

Il 23 marzo 1999 la Giunta Comunale della seconda amministrazione Viespoli approvò la delibera n.170 con la quale fu stravolto il Piano Particolareggiato del Centro Storico redatto dagli architetti Bruno Zevi e Sara Rossi che prevedeva la costruzione di un edificio di tre piani, allineato lungo via Pasquali, lontano dal Duomo in modo da consentire la realizzazione di una grande piazza pubblica antistante il monumento.

Con quell’atto perverso fu prevista sul lato della piazza, vicino all’edificio preesistente all’angolo tra Corso Garibaldi e Corso Vittorio Emanuele, la costruzione dell’edificio privato del CEPID (Consorzio Edilizio Piazza Duomo) di 6.000 metri cubi, per consentire la realizzazione, proprio davanti alla cattedrale, di un altro “pieno” al posto del “vuoto desolante della piazza” come allora sostenne l’assessore all’urbanistica in carica, l’arch. Giuseppe Iadicicco.

Poi, negli anni 2004-2005 fu autorizzata la costruzione del palazzo pubblico che l’amministrazione D’Alessandro definì “piazza coperta” con un museo, su suoli privati mai ceduti al Comune.

A cose fatte, per tentare di dare una giustificazione “culturale” alla arbitraria modifica del Piano Particolareggiato e del Piano Regolatore le amministrazioni di centro destra si adoperarono con conferenze stampa, mostre, distribuzione di materiale divulgativo ed organizzarono un concorso di progettazione farlocco (in sostituzione del Concorso di Idee) con un preliminare che prevedeva il “muro muto” davanti alla Cattedrale e premiò invece la proposta del “mamozio” con la facciata multicolore.

Oggi, dopo 25 anni dalla delibera 170 che diede inizio alla sciagurata manipolazione politica degli strumenti urbanistici, dinanzi alla Cattedrale, il cuore del centro antico, rimangono lo scheletro del palazzo Cepid non completato a causa di un annoso contenzioso con il confinante condominio e l’edificio pubblico, anch’esso incompleto, costruito su suoli privati grazie alle delibere di consiglio comunale n. 44 del 28 ottobre 2004 e n. 16 del 22 marzo 2005.

Quegli atti sono stati annullati dal Consiglio di Stato con la sentenza n. 1009 del 10 febbraio 2020 che ha confermato la sentenza del Tar Campania n. 9974 del 2007.

Le due decisioni dei giudici amministrativi sono chiare, inequivocabili, ma gli autori di quelle disgraziate decisioni che finora hanno prodotto solamente contenziosi e 22.000 metri cubi di cemento che cadono a pezzi, ancora non riescono ad ammettere i propri errori.

Anzi, si ostinano a difendere (vedi i recenti interventi di Pasquale Viespoli e Nazzareno Orlando) quelle decisioni e pretendono che siano completati l’edificio privato e il museo-piazza coperta progettato da insigni architetti, come se questo fosse sufficiente per “annullare” le due sentenze.

Ultimamente a difesa del mamozio è scesa in campo anche una associazione artistica, promossa da Pellegrino De Santis, noto consulente della famiglia Fasolino che ancora insiste per realizzare a Benevento la Luminosa, centrale a turbogas.

Meno caratterizzato sul piano “culturale” è il comportamento della amministrazione Mastella che vorrebbe consentire ad un misterioso imprenditore privato, già individuato, di completare l’edificio davanti al Duomo con le modifiche necessarie per aprire qualche pub-ristorante.

Per raggiungere questo obiettivo la giunta comunale con la delibera n. 33 del 12 marzo 2021 ha chiesto alla Presidenza del Consiglio dei Ministri il finanziamento di 797.000 euro solo per progettare l’adeguamento mercatale del mamozio da realizzare con un Project Financing di quasi di 7.960.0000 euro, in gran parte proveniuenti da privati, senza tener conto delle sentenze dei giudici amministrativi, come se non esistessero.

Il finanziamento ministeriale è stato garantito e quindi l’amministrazione Mastella con la delibera di Giunta n. 63 del 28 febbraio 2024 ha affidato l’incarico di realizzare il progetto di fattibilità per il nuovo look del mamozio alla società OFFTEC interessata anche alla realizzazione del Campo da Golf.

Ovviamente anche in questo atto non si fa alcun riferimento alle due sentenze del TAR e del Consiglio di Stato che hanno annullato gli atti amministrativi con i quali quell’edificio fu autorizzato e che, di conseguenza, non consentono che il mamozio sia completato.  

Negli atti del Comune non c’è traccia neppure del Project Financing ad iniziativa privata e quindi non si comprende chi sarebbe il misterioso imprenditore, o la cordata di imprenditori, che dovrebbe investire quasi 8 milioni di euro per completare e far fruttare economicamente un edificio abusivo.

Non si comprende neppure in che modo il tentativo maldestro di sfruttare il mamozio dovrebbe coinvolgere anche il connesso scheletro del palazzo privato del Cepid, al quale non si fa riferimento nella scheda inviata al Ministero con la richiesta di finanziamento per il “risanamento e la riqualificazione” dell’area.

Insomma, un ulteriore intreccio di atti contradditori, omissioni e presunte operazioni artistico-culturali per tentare di realizzare affari nel cuore del centro storico, davanti alla Cattedrale, bene pubblico dei cittadini.   

Gabriele Corona, movimentoAltra Benevento è possibile

Sede
Via G. Vitelli 90
82100 Benevento

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